5 buoni motivi per sceglierci

1) Perché ogni genitore dovrebbe poter scegliere liberamente l’educazione che ritiene migliore per i propri figli.

Nonostante l'art. 3 della Costituzione Italiana reciti: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" oggi chi sceglie un percorso educativo non statale viene fortemente limitato nella sua libertà di scelta da grandi vincoli economici. Nonostante le scuole private paritarie (quali noi siamo per infanzia e primaria) svolgano un servizio pubblico e comportino per lo Stato un risparmio effettivo di circa un miliardo di euro, quanto viene restituito sottoforma di contributo è circa l'1% di tale somma. In tal modo il 90% dei costi di gestione di una scuola ricadono inevitabilmente sulle famiglie. La libertà di educazione in Italia ha ancora una lunga strada da compiere. Le scuole Stiener-Waldorf e i suoi genitori sono in prima linea per rivendicare questo fondamentale diritto.

2) Perché una società migliore si può costruire solo attraverso l'educazione di giovani che sviluppino nuovi pensieri e nuove facoltà.

Per cambiare una società dominata da utilitarismo e consumo è necessario coltivare nelle nuove generazioni nuovi pensieri: non più competitività ma cooperazione; non più valutazione sulla base di un programma standard per tutti ma valutazione di un percorso di crescita individuale e unico; non più finalità utilitaristiche ma responsabilità ed entusiasmo.

3) Perché i bambini hanno diritto ad una educazione e ad una istruzione che rispetti le tappe del loro sviluppo.

La tendenza ormai consolidata nella maggior parte delle pedagogie è l'anticipo delle tappe dell'apprendimento. Il ragionamento, nella sua banalità, è estremamente efficace: oggi il mondo chiede lo sviluppo di capacità tecniche e intellettuali orientate a collocare il prima possibile i ragazzi in una filiera economica e produttiva. La possibilità di anticipare l'acquisizione di tali competenze, magari attraverso la falsa apparenza di gioco, diventa quindi un diritto da garantire: interazione con media digitali in età sempre più precoci, lettura, scrittura e calcolo portati con complessità sempre maggiore, programmazione digitale, esplicitazione di processi partecipativi tipici dell'età adulta (assemblee, consigli di classe, assunzione di responsabilità).
Questo modo di procedere tipico degli approcci che oggi riscuotono più successo è in realtà basato su una mancanza: nessuno di questi possiede, per impostazione ispirata da un confuso principio di laicità epistemica, un'idea di uomo e di sviluppo dell'uomo nella sua interezza. Le scienze esatte hanno progressivamente smembrato l'idea di natura come unità e allo stesso modo le scienze umane hanno frammentato la conoscenza dell'uomo in tante parti, appannaggio esclusivo di specifiche discipline: psicologia, medicina, pedagogia, filosofia, sociologia, economia... ognuna delle quali vede "un pezzo" di uomo, generando spesso giudizi in contraddizione tra loro. Poggiando su presupposti meramente materialistici e scientisti, le pedagogie contemporanee ignorano la dimensione animica (composta da pensare, sentire e volere) e spirituale dell'uomo in divenire, curando solo o prevalentemente l'aspetto intellettuale, portando la spiegazione prima possibile, decostruendo e razionalizzando processi un tempo delegati alla forza simbolica della fiaba e del racconto, impoverendo così l'anima di quelle forze di crescita che richiedono la giusta maturità per poter compiere il loro lavoro di edificazione del corpo e dello spirito. Si assiste così all'esplodere in fasi della vita sempre più precoci di patologie psico-somatiche un tempo riscontrabili solo in età matura (crisi d'ansia, dipendenze, incapacità affettiva e relazionale), piuttosto che a crescite vertiginose di personalità estremamente competenti ma pervase di cinismo e atteggiamenti antisociali.
Per questo motivo nelle nostre scuole vi è un medico che, insieme ai maestri, osserva i bambini prima del passaggio dall'asilo alla scuola primaria, valutando caso per caso la maturità scolare. Per questo motivo lettura e scrittura sono portate con tempi molto più lenti rispetto alla scuola statale, così come viene dato molto spazio alle attività artistiche e sociali fino ai 14 anni.

4) Perché riteniamo che il compito della scuola sia perseguire lo sviluppo di individui autonomi e consapevoli del loro posto nel mondo, facendo fiorire i diversi talenti presenti in ognuno, favorendo principalmente l'acquisizione di capacità sociali, in grado di sviluppare un rinnovato pensiero, critico verso tutto ciò che accade nel mondo e in grado di cambiarlo in meglio. ​

Ogni bambino ha talenti. Anche le ricerche più avanzate di psicologia cognitiva concordano ormai nel riconoscere la presenza di differenti tipologie di intelligenza: una logica, una emotiva, una spaziale, una artistica, una corporea... e così via. Tuttavia la scuola statale è del tutto impreparata a gestire il riconoscimento e lo sviluppo di tutto ciò che non sia finalizzato alla misurazione numerica dei contenuti nozionistici intellettuali (le prove a risposta chiusa, il calcolo dei voti di valutazione e i test Invalsi certificano questa convinzione). Assecondare l'intelligenza delle mani (volontà), l'intelligenza del cuore (coraggio ed empatia) e l'intelligenza del capo (pensiero) significa curare lo sviluppo dell'uomo nella sua interezza, fornendogli gli strumenti per consentirgli di coltivare pensieri nuovi in grado di apportare forze nuove e di salute alla società in cui vive. 

5) Perché l'educazione passa attraverso un patto tra famiglia, scuola e comunità, dove nessuno delega ad altri, ma solo nella responsabilità reciproca una comunità può davvero essere educante.

Chi sceglie questa scuola per i suoi figli in verità sta compiendo un atto che comporta conseguenze sociali a lungo termine, avvertibili e misurabili tra decenni. Partecipando a questa grande impresa culturale ogni famiglia carica su di sé anche la responsabilità di tutti i bambini che partecipano al progetto, diventando corresponsabile in prima persona del patto educativo stipulato con la scuola e con la comunità. La scuola Steiner-Waldorf non è un servizio, è un progetto: saliti in barca ad ognuno viene dato un remo, a ciascuno secondo le proprie forze.

Benvenuti a bordo!!

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